
Genitori acuti osservatori
“Qualunque cosa cresce, se le prestiamo attenzione.”
Deepack Chopra
Attenti verso i nostri figli lo siamo di certo! Ma sappiamo davvero osservare, con acutezza sensoriale e in modo utile?
Intanto “osservare” coinvolge tutti e 5 i nostri sensi e non solo il vedere.
E significa essere in grado di fare distinzioni sempre più sottili e acute: aiutare noi stessi e i nostri figli a diventare sensorialmente più acuti e più ricchi è uno dei migliori doni che possiamo fare loro.
Per osservare e ascoltare in modo utile dobbiamo avere cura di sospendere il giudizio e non anticipare l’interpretazione: cosa osserviamo effettivamente (per esempio: l’insegnante ha le labbra rigide durante un sorriso) NON è cosa interpretiamo (per esempio: l’insegnante sta sorridendo in modo seccato e freddo).
Quello che noi vediamo sono le labbra rigide, mentre che la persona manifesti freddezza e seccatura è quello che pensiamo. Il primo è un dato che si basa sulla concreta osservazione sensoriale disponibile a qualsiasi osservatore, il secondo si basa sulla nostra personale interpretazione, per corretta che possa essere, ma sempre interpretazione personale, quindi non sicura e non certa. Interpretare disturba l’osservare ed è il principio dell’inefficacia comunicativa. Crea incomprensioni e circoli viziosi dai quali è difficile uscire.
Le labbra rigide possono avere molti significati, per ogni persona, oltre a freddezza e seccatura! O possono avere un diverso significato oggi, rispetto a ieri, pur con la stessa persona. Non si tratta infatti di analizzare ogni minimo gesto spaccando il capello in quattro, né di attribuire a un singolo gesto un significato specifico (il mio collega tiene le braccia conserte mentre mi parla, quindi sta chiuso e sulla difensiva…). Non ci sono segnali con un significato univoco a prescindere e nessuno può “leggerci nella mente” a nostra insaputa o contro la nostra volontà. Certo, un bravo osservatore può notare in noi espressioni, gesti, comportamenti o schemi dei quali persino noi non siamo consapevoli, ma nulla di più. Ogni singolo gesto all’interno di una comunicazione non può essere correttamente compreso così come non può esserlo una singola parola estratta dall’interno di un discorso. Ne comprendiamo veramente il significato solo considerandolo nell’insieme di tutta la comunicazione o di tutta la frase.
Se alleniamo la nostra acutezza sensoriale, saremo in grado di cogliere anche manifestazioni espressive molto sottili: e cosa significano questi tratti del viso e del corpo che sto osservando ora in mio figlio? Dipende! Che relazione abbiamo con lui in questo momento, com’era prima di ora e com’è adesso? Possiamo apprezzare differenze, non appiccicare etichette, valutazioni e giudizi. Possiamo cogliere l’incongruenza, questo sì. “Hai fatto i compiti?”. Se il “sì” che ci risponde nostro figlio è pronunciato con una voce che dice sì e manifestazioni fisiche che sostengono questa risposta, abbiamo molta congruenza e buona probabilità che i compiti li abbia fatti davvero. Buona probabilità! Perché dalle strategie e dalle emozioni che usa durante la risposta potremmo ipotizzare un sì che non c’è. Se invece parole, voce e atteggiamenti fisici vanno ciascuno in una direzione diversa, possiamo avanzare forti dubbi sulla veridicità della sua affermazione. Ma attenzione, l’incongruenza potrebbe significare anche altro, per esempio che è infastidito dal nostro controllo, pur avendo fatto i compiti, o che ha fatto i compiti ma non studiato la lezione, cosa che noi non gli abbiamo chiesto, pensando che la nostra domanda ne fosse comprensiva. Insomma, la questione di base è sempre legata al nostro obiettivo: ci interessa la persona, ci interessa che si relazioni pianamente e proficuamente con noi e con la vita o ci interessa premere solo pulsanti con scritto “vero/falso”? Se viviamo alla scoperta di errori e bugie, ci creeremo un mondo pieno di cose sbagliate e false. Ci sono molti modi per invogliare un figlio a fare i compiti e per verificare se li ha fatti, senza che dobbiamo ridurci a fare i cercatori di bugie.
Molte sono le osservazioni che, come genitori, potete fare per aiutare i vostri figli. Potete osservare comportamenti, abitudini, preferenze, idee, modi di pensare, emozioni, convinzioni.
Osservare, non giudicare e manipolare… Quelli dell’interpretazione scambiata per informazione sono i circoli viziosi più frequenti nelle relazioni comunicative, e anche i più deleteri! Osservare con attenzione, con costanza, con mente aperta, senza interpretare, senza pregiudizi, senza frettolosità sommaria… Scoprite queste cose da ciò che dicono e fanno, non interrogateli stile terzo grado, toga e martelletto…
1. Che idee i vostri figli si sono formati rispetto ai coetanei, agli adulti, alla scuola e al mondo del lavoro, all’apprendimento, all’impegno personale, al loro modo di collegarsi al passato e attivarsi verso il futuro?
2. Quali convinzioni, quali valori sono propri dei vostri figli e quali sono mutuati dagli insegnanti, dai compagni, dalla TV, da altri adulti?
3. In che modo riconoscono le loro abilità e le valorizzano?
4. Come manifestano la capacità di ingaggiarsi, di ricavare rinforzi e spunti dalle esperienze per continuare?
5. Fanno amicizia facilmente, si inseriscono in qualche gruppo? Preferiscono tanti amici? Li cambiano spesso? Oppure preferiscono pochi amici, magari gli stessi per lungo tempo?
6. Come affrontano le novità e i cambiamenti? Di buon grado, o avanzando dubbi e difficoltà?
7. Come considerano e gestiscono il denaro?
8. Come affrontano in generale il percorso che, dalla dipendenza attraverso l’indipendenza, li porterà verso l’interdipendenza che dovrebbe identificare l’età adulta?
L’azione dei genitori è un’azione di guida. Attenzione al rischio di sovrapporre la scelta o la convinzione dei genitori a quella dei figli: quella scelta che i genitori ritengono la migliore a loro insindacabile giudizio o che avrebbero voluto fare per sé e che magari non hanno potuto fare. Scoprite ed esplicitate, non create fazioni tipo “ragione o torto”, “persona X contro persona Y”. Cercate di metterli nelle condizioni di affrontare la vita e di prendere una decisione con serenità e per far questo lavorate sulle vostre ansie per non trasmetterle, aiutateli a leggere in positivo le paure mettendo in primo piano le speranze, esplorate con loro quanto dicono per verificare insieme le concrete possibilità di realizzazione. Aiutateli a distinguere convinzioni, interpretazioni e sentito dire dalle effettive informazioni. Non con un “non dire sciocchezze!”, “questo è sbagliato!”, “è un’idea stupida!”, ma con autentico desiderio di scoperta. Anche questo è un apprendimento per la vita! Ed è un’importante eredità da lasciare ai nostri figli.
Ileana Moretti e Vincenzo Palma – FormAti
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