Il nostro aiuto ai figli: che messaggi manda?

“I più grandi doni che puoi dare ai tuoi figli sono le radici della responsabilità e le ali dell’indipendenza.”
Denis Waitley

Probabilmente nessuno (nemmeno un altro genitore) può dire a una madre o un padre cosa deve fare e come deve operare le sue scelte rispetto ai figli, ma spesso qualche spunto e qualche occasione per riflettere ci fanno uscire da circoli viziosi dei quali avvertiamo il peso ma non sappiamo come liberarci.

L’aiuto che forniamo ai nostri figli deve essere attentamente pensato perché manda loro messaggi sul tipo di genitore che siamo e che vogliamo essere, sul tipo di rapporto col figlio nel quale crediamo, sulle nostre idee rispetto a come è fatto e come funziona il mondo.

I messaggi del genitore che interviene

Il modo in cui intervenite costituisce anche un messaggio molto più potente di ciò che dite e fate esplicitamente. Aiutandolo, mandate a vostro figlio più messaggi contemporaneamente:

  • sulla vostra relazione con lui: quando hai bisogno sono disponibile, sono qui con te, mi interessa ciò che fai, possiamo creare qualcosa assieme, so che sei in gamba e ce la puoi fare, per questo non mi sostituisco a te nel fare i compiti o nel relazionarti con gli insegnanti, ma veglio e mi interesso (ma non mi trasformo nella succursale della CIA…). Disponibile ad aiutare non significa aiutare sempre e aiutare comunque non significa mai sostituirsi ai figli e fare al posto loro: così stiamo solo mettendo solide basi ai problemi di domani… ?
  • sui metodi e sulle strategie: ci sono più modi per fare una cosa, che possono coesistere senza contrapporsi; lavori e ti attivi per conto tuo, poi se hai bisogno…, prima di sentenziare che una cosa è inutile o non funziona proviamola davvero e riflettiamoci un po’, … ?
  • sul valore delle attività scolastiche: quello che stai imparando e facendo è importante; imparare è sempre importante, anche se dobbiamo farlo in condizioni che non sono le migliori, anzi a volte è proprio in queste situazioni che troviamo spunti utili… Tutte le opinioni sono legittime, spesso anche fondate, ma attenzione a frasi come queste: “Sei un pasticcione!”, “Che pasticcio hai combinato!”, “Ma cosa insegnano adesso a scuola?!?”, “Quell’insegnante non capisce proprio niente!”, “Se non te l’ha spiegato, allora non fare il compito”. ?

Analizziamo le conseguenze che vengono generate esprimendo opinioni di questo tipo e in questo modo.

    • Sei un pasticcione!”. Siamo nell’area della motivazione e del feedback, solo che questo è demotivante e inefficace: è un’etichetta che non ammette repliche, che non offre prospettive positive di cambiamento e miglioramento. Sei così e basta! Pasticcione: questo sei tu. Punto.
    • Che pasticcio hai combinato!”. Valuta un risultato ma ignora il processo che l’ha generato. Potete chiedere: “Cosa hai pensato, come ti è venuto in mente, che idea avevi per cui hai fatto questo?” con il sincero interesse a capire il percorso; non con voce stentorea che intende: “Cosa ti è saltato in mente? Ma sei fuori…? Proprio non ci siamo!”
    • Ma cosa insegnano adesso a scuola?!?”, “Quell’insegnante non capisce proprio niente!”, “Se non l’ha spiegato, allora non fare il compito”. Tutti autogol di quelli che valgono la retrocessione in serie B. Sono frasi che delegittimano proprio quell’attività alla quale vostro figlio dedica almeno mezza giornata della sua vita ogni giorno, per un buon numero di anni e l’insegnante che organizza questa attività. Con l’insegnante è poi sempre possibile (o a volte doveroso) un chiarimento.

Non si tratta di far credere a vostro figlio che sia bello ciò che non lo è. Vale il “principio di realtà”: la situazione è questa, ci sono aspetti positivi e negativi, piacevoli e spiacevoli, più utili e meno utili, più facili e più impegnativi, magari nuovi o inaspettati, in maniera variegata, complessa e variabile, come in generale lo sono la maggior parte delle situazioni della vita.

Il 100% di responsabilità per ciascuno

Il risultato scolastico è il frutto di una collaborazione nella quale il ruolo e il peso dell’istituzione e degli insegnanti hanno una parte cospicua. Non serve a nulla prendersi le colpe un po’ per uno, col risultato di ottenere un inutile compromesso o di cadere nel proverbio: “mal comune mezzo gaudio”. “Non è tutta colpa mia, se avessi un insegnante diverso …”

L’insegnante ha il 100% di responsabilità per quanto riguarda l’insegnamento. Con la classe che ha, così com’è. Dalla situazione presente, effettiva e concreta, deve partire per trovare quelle risorse che gli consentiranno di guidare la classe verso la situazione desiderata. È il suo compito, la sua professione. Non deve fare il sostituto genitore, il sostituto psicologo, il sostituto legislatore… e magari solo quelle volte in cui a noi farebbe comodo…

Lo studente ha il 100% di responsabilità per quanto riguarda l’apprendimento. Con la scuola, gli insegnanti, i compagni, i libri che ha, così come sono. Una volta fatta l’analisi più spietata della situazione, rimane sempre il fatto che chi può fare qualcosa per inserire un cambiamento in questa realtà non soddisfacente è ciascuno di noi.

Se non convinciamo e non attiviamo noi stessi, come potremo sperare di convincere e attivare gli altri? Non si tratta di ingoiare rospi, tenere duro o accontentarsi. Si tratta di attivarci per ottenere il meglio per noi, da noi e dalla situazione; di cogliere opportunità o di crearle se non ci sono. Opportunità piccole, nella quotidianità della classe; opportunità maggiori partecipando alla vita della scuola e soprattutto impegnandoci e assumendoci le nostre responsabilità nella realtà sociale, perché la qualità della scuola è strettamente legata alla qualità della vita sociale che noi conduciamo.

Non potremo vivere una vita in cui gli altri devono cambiare se le cose non vanno come vorremmo noi. Questo è il peggior insegnamento che noi genitori potremmo dare ai nostri figli.

Ileana Moretti e Vincenzo Palma – FormAti

Per info:
info@formati.net
www.formati.net

#chinonavanzaretrocede #RedandBlog

Leave a Comment